GIUSI PUGLISI
Sono abbastanza un'esplosione, una scintilla nella quiete di giorni in cui cerchi di andare avanti e la vita ti colpisce dritto in faccia. Sei fermo a guardare il cielo e a perderti nell'orizzonte e all'improvviso qualcosa distrugge tutto irrimediabilmente. Rimangono solo macerie e il tuo dover essere forte per affrontare tutto quanto, cercare di ricostruire quelle certezze che però ad effetto domino si frantumano una dopo l'altra, e più i giorni passano più tu devi rincorrerle, ricostruirle, sanguinare e stringere i denti per rimetterle in piedi e rimettere in piedi te stesso.
Le macerie distrutte che ho dentro sono le case evacuate delle persone che erano nella mia vita e mi hanno abbandonata. Il mio cuore è la dimora dell'abisso in cui mi sono persa, o forse, ritrovata.
Ed è dentro di me che cerco di rimettere insieme quelle case, è dentro di me che sento la necessità di costruirne delle nuove...ma quelle vecchie rimangono lì a prendere polvere e ad intossicare l'aria che si potrebbe respirare. Così soffochiamo tutti quanti nel momento in cui riesco ad erigere, trovo spazio per un nuovo posto sicuro, ma l'asfissia unita alla scintilla genera un'esplosione e tutto è di nuovo solo un flebile attimo.
Il mio corpo è una reggia abbandonata, piena di stanze buie e spente. Luoghi di cemento armato che se anche li abbattessi del tutto un giorno, mi lascerebbero la polvere dentro e l'ombra di quello che sono stati.
Quello che ho fuori dal corpo è una vita fatta di continui spostamenti su cui mai ho potuto avere davvero il controllo, semplicemente costretta ad uscire con un urto dalla finestra più alta.
Allora ho iniziato ad abitarmi dentro.
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