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lunedì 28 ottobre 2019

L'ASSURDO ANIMALE, L'ESSERE UMANO



Nguyen Ngoc Loan crebbe in una famiglia di undici figli, figlio di facoltoso ingegnere, scelse la carriera militare come pilota aeronautico, fece massacrare parecchie centinaia di soldati ribelli e oltre cento civili

Nguyễn Ngọc Loan era un generale di brigata dell'Esercito della Repubblica del Vietnam, posto a capo della polizia nazionale, accusato di essere sanguinario in seguito ad un fatto di cronaca immortalato in una fotografia che fece il giro del mondo.

Nguyễn, infatti, giustiziò sommariamente e brutalmente Nguyễn Văn Lém, un prigioniero Viet Cong, di fronte ad un cameraman dell'NBC e ad un fotografo dell'Associated Press, Eddie Adams, il 1º febbraio del 1968; benché taciuta alla pubblica opinione, l'accusa nei confronti del Viet Cong sommariamente giustiziato era quella di avere assassinato alcuni famigliari del generale Loan. 

Nella foto, Nguyễn Văn Lém è prigioniero, le sue mani sono state legate ed è di fronte ai giornalisti. Il Generale Loan, estratto il suo revolver, tranquillamente uccide il prigioniero con un singolo colpo alla tempia destra.

Lasciò il Vietnam durante la caduta di Saigon, nel 1975.

Nonostante fosse accusato di avere violato palesemente la Convenzione di Ginevra, non fu mai perseguito per crimini di guerra grazie alla protezione degli Stati Uniti d'America.

Si rifugiò in Virginia ed aprì un ristorante pizzeria, ma dovette venderlo dopo che il suo passato fu di nuovo di dominio pubblico nel 1991, quando un cliente abituale gli scrisse "sappiamo chi sei" su una porta del suo ristorante.

Oriana Fallaci andò ad intervistarlo nel ristorante di sua proprietà (Intervista con la storia).

È morto di cancro il 14 luglio 1998 a Burke, in Virginia, un sobborgo di Washington (distretto di Columbia).

La vedova di Lém confermò che suo marito era un membro dei Việt Cộng e che non lo vide più dopo l'inizio dell'offensiva del Têt. Benché alcuni critici ancora sostengano che l'azione di Nguyễn Ngọc Loan abbia violato la convenzione di Ginevra per il trattamento dei prigionieri di guerra (Nguyễn Văn Lém non stava portando un'uniforme né stava combattendo contro presunti soldati nemici, come è risultato dalla commissione contro i crimini di guerra), i diritti di prigioniero di guerra venivano accordati ai Việt Cộng a condizione di essere catturati durante le operazioni militari; quelli considerati come guerriglieri erano soggetti soltanto alle leggi del governo sud-vietnamita, che in ogni caso non prevedevano la morte senza processo per i prigionieri.

Tuttavia il vietcong in questione era stato arrestato dopo che aveva tagliato la gola ad un ufficiale sud vietnamita, sua moglie e sei dei suoi figli (uno dei quali sopravvisse) per essersi rifiutato di mostrare ai vietcong come operare dei carri armati che erano stati catturati da questi e di conseguenza, in base alla Convenzione di Ginevra del 1949, l'ufficiale vietcong Nguyễn Văn Lém aveva violato lui stesso le leggi di guerra in merito ai prigionieri e non portando con se un'arma e una divisa che stabilisse la sua appartenenza, non poteva essere considerato come prigioniero di guerra, ma semmai come franco tiratore, dove, per le leggi internazionali, il franco tiratore (o unlawful combatant in inglese) che si macchia di crimini di guerra può essere giustiziato dagli organi competenti, posto a seguito di un regolare processo; tuttavia, nel 1968, questa regola veniva generalmente interpretata come se il franco tiratore avesse diritto ad un processo, a meno che condizioni particolari ed eccezionali impediscano agli organi competenti di giudicare l'imputato (come poteva essere interpretata nel caso dell'offensiva del Tet, che aveva quasi comportato l'invasione del Vietnam del Sud): in quel caso il franco tiratore poteva essere giustiziato dall'ufficiale superiore in comando dell'unità militare e solo con successivi chiarimenti della interpretazione stessa, si stabilì l'inviolabilità della sentenza di un processo militare per giustificare l'esecuzione.

Saigon, 1 febbraio 1968: un Viet Cong era stato catturato sul luogo di una strage di civili, una trentina di corpi gettati in una fossa dai guerriglieri nordvietnamiti. Eddie Adams, fotoreporter della Associated Press, era sul posto e cominciò a scattare mentre il prigioniero in camicia a scacchi, calzoncini corti, scalzo, veniva circondato da soldati dell’Esercito del Sud Vietnam. Lo portarono fino alla jeep del comandante sudvietnamita, il generale Nguyen Ngoc Loan. L’ufficiale scese dal veicolo, tirò fuori la pistola, la puntò alla tempia del ragazzo Viet Cong. E sparò. Una frazione di secondo, la macchina fotografica di Adams colse l’orrore del volto che si contraeva, poi il corpo a terra, rattrappito negli spasimi della morte.





















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